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Per fare trading serve Partita IVA?

Se hai il dubbio che per fare trading serve partita IVA immaginiamo tu voglia operare nel settore della compravendita degli strumenti finanziari. Si tratta di un mercato molto complesso, dove obblighi fiscali a parte, i contenuti da apprendere prima di iniziare sono davvero parecchi.

Per comprendere nello specifico quali adempimenti fiscali occorrono per diventare un trader, va distinta l’attività da svolgere: vorrai lavorare esclusivamente sui tuoi capitali (quelli da te posseduti), oppure gestire soldi di terzi?

Per fare trading serve partita IVA? Gli obblighi fiscali da rispettare

Di norma, per fare trading non serve partita IVA, a patto che l’attività venga svolta tramite il capitale proprio. Viceversa, qualora volessi gestire somme di denaro altrui, allora la situazione cambia, è diventa obbligatorio aprire la P.IVA.

Questo accade perché nel momento stai gestendo dei capitali terzi, ti occuperai – con alte responsabilità – del denaro di gente che si sta affidando alle tue competenze, che si traducono in un ruolo svolto con professionalità al fine di generare profitti (per sé stessi e per i tuoi futuri e potenziali clienti).

Inizialmente il trading apparteneva ad uno dei business americani più profittevoli da portare in Italia, con gli anni questo settore è diventato sempre più noto, e alle volte troppo “accessibile a chiunque”, creando filosofie di pensiero sbagliate e pericolose.

L’attività di un trader professionista non è quella di un mago in grado di poter garantire guadagni e previsioni certe. Il trading online – seppur con i suoi vantaggi – è pur sempre un mercato in cui si scambiano (vendita e acquisti), di fondi di investimento, azioni, materie prime, obbligazioni e valute (forex).

Fare trading online senza partita iva

Per fare trading online senza partita IVA avrai compreso che non dovrai gestire capitali altrui. Chiarito ciò, non significa che dovrai sentirti libero di eludere il fisco italiano, in quanto stai svolgendo un’attività dove probabilmente produrrai pur sempre “reddito da lavoro”, e come in ogni altro caso, dovrai dichiararlo.

Se credi che pur ricorrendo all’attività di trader autonomamente e non riscuotendo denaro contante (i profitti), tu non debba pagare le tasse, sappi che ti stai sbagliando. Le normative che regolamentano la tassazione sul trading sono tre: il TUIR (testo unico sui redditi); il Decreto Legislativo 66/2014 e la Nota 71/E/2016, dell’Agenzia delle Entrate.

I proventi facenti parte del trading online andranno espressamente comunicati in dichiarazione dei redditi, la cui percentuale si attesa al 26% da applicare sulle plusvalenze.

Attenzione a compilare il quadro RW se i proventi generati provengono dall’estero, oltre che l’obbligatorietà di pagare l’Ivafe (molto simile all’imposta di bollo esistente in Italia).

Regime forfettario per il trading: un’opportunità notevole

Se contrariamente a quanto scritto prima, la tua attività di trader è continuativa e professionale (gestendo somme altrui), sappi che dovrai aprire P.IVA e scegliere il codice ATECO più opportuno a quello che stai svolgendo (fatti aiutare da un bravo commercialista).

Sulla base delle nostre esperienze, quel che possiamo dirti è che solitamente il codice Ateco adoperato da un lavoratore autonomo come trader è il numero 66.12.00, cheequivale ad una “Attività di negoziazione di contratti relativi a titoli e merci”.

Se non hai mai aperto una attività, potresti sfruttare il regime forfettario per fare trading. Per cinque anni si applica una aliquota pari al 5%, a patto di non superare la soglia di 85.000€ come fatturato annuale).

Superati gli anni e il fatturato annuo massimo consentito (85 mila euro), l’aliquota applicabile sarà pari al 15%. A ciò, si aggiungono i contributi previdenziali, la cui percentuale per conteggiare le tasse dopo essersi iscritti alla gestione separata INPS, è del 25,72%.

Il nostro suggerimento è quello di consultare un commercialista che possa guidarti in modo piuttosto minuzioso, e stabilendo se nel tuo caso, per fare trading serve la partita IVA oppure no.

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